La piccola grande “Lola”

ANPI Scuola - Brescia
4 min readMar 17, 2020
La scheda segnaletica di Antonia Oscar, madre di Dolores Abbiati (“Lola”).

“Io ho sempre ritenuto di essere stata avvantaggiata, se cosi si può dire, dal fatto di essere cresciuta in una famiglia antifascista, antifascista militante, molto attiva e attiva a ogni prezzo”.

È “Lola” che parla, la stessa che, bambina, chiudendo gli occhi, non vedeva il Duce, come le sue compagne di scuola e come il Direttore della sua scuola elementare pretendeva che facesse.

La tessera del PSI di Luigi Abbiati, padre di Dolores

La piccola “Lola” non vede il Duce, ma innocentemente il buio, perché i suoi le hanno insegnato che la verità è un bene prezioso. Lei non recita la preghiera perchè Dio protegga il Duce, “perché sia conservato a lungo nell’Italia fascista”.

E poi l’irruzione nella casa di Milano degli agenti dell’OVRA, la rabbia furiosa alla ricerca improduttiva di documenti compromettenti; l’arroganza fascista che arresta Ninì, la madre, e la porta a San Vittore, dov’è rinchiuso papà Gino. E lei, la piccola Dolores, con Franco e Loris, i suoi fratelli, mandano in fumo quei documenti compromettenti, evitano a papà e mamma il Tribunale speciale, anche se ancora bambini.

Loris Abbiati, fratello minore di Dolores

E poi il confino, a Ponza, dove “zii speciali” come Terracini, Spinelli, Pertini diventano suoi grandi maestri. E, poiché è loro vietato entrare in casa, stanno fuori, seduti su una sedia, mentre Dolores, con la porta aperta, ascolta e apprende.

E poi le Tremiti e la separazione dai suoi. E Intra, da nonna Melania, e lei, commessa nella panetteria di zia Olga.

Loris mostra le cartoline disegnate dal papà, Luigi Abbiati, negli anni del confino.

È così che (non ha ancora sedici anni) dopo l’8 settembre diventa la partigiana “Lola” che combatte la sua guerra senza armi e senza bombe, ma spesso nascondendole nella sporta, tra il pane e la farina. È lei la ragazza con sciarpa e cappuccio che accompagna in montagna i renitenti. È lei l’ingannatrice dell’Annona: il pane e la farina sono razionati, serve la tessera e i partigiani non l’hanno, ma la fame sì! Cosi, Dolores, prima di consegnarli all’ufficio dell’Annona, accartoccia i cartellini perché sembrino il doppio, e procura cibo ai ragazzi che sono “su”.

Ma la storia funziona per un po’ e un giorno la chiamano. Lei si schermisce dandosi della pasticciona, ma la faccenda si risolve grazie a una funzionaria che intuisce tutto e la copre. Ma a fine gennaio 1945 è arrestata: una ha fatto il suo nome. Lei nega tutto, anche se il capitano grida, impreca, la schiaffeggia. Minacciano di fucilarla: “Cavolo, mi dispiaceva da morire — ricorderà — ecco, io ho avuto paura, ho avuto paura, però la mia preoccupazione era di non dimostrarglielo”. È rinchiusa, anche se minorenne e senza capi d’accusa, ma interviene la zia. E così partecipa a Milano alla grande manifestazione della Liberazione.

E continua la sua Resistenza.

Dolores Abbiati (dall’archivio della Camera dei Deputati)

In Puglia, lavora nel sindacato delle tabacchine e poi in Parlamento in commissione lavoro per lo statuto dei diritti, battendosi per il divorzio e per l’aborto.

Denuncia che a Brescia i padroni stanno assumendo operai raccomandati dalla Cisnal.

Finiti i mandati parlamentari, è a Brescia, sempre combattente: contro la corruzione e il malaffare all’Ospedale Civile, contro la Caffaro, fabbrica di morte per PCB.

E va nelle scuole a raccontare di uomini che hanno fatto della montagna la loro caserma, di donne che non si sono fatte intimidire e li hanno nascosti, nutriti, curati. E sono cresciute.

È così che è diventata grande, la piccola Lola.

Dolores Abbiati nasceva a Brescia il #17marzo 1927. Fu partigiana, poi sindacalista, senatrice e deputata.

A lei è intitolata anche la Commissione scuola dell’ANPI di Brescia (qui).

Testo: Nella Macrì.

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