In memoria del partigiano bresciano Vincenzo Battista Ferrari (“Gianni”) e dei 3 compagni fucilati con lui a Casteldelfino (CN) il 15 dicembre 1944

ANPI Scuola - Brescia
6 min readOct 17, 2019

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Le informazioni sul partigiano Vincenzo Battista Ferrari (“Gianni”) fino al gennaio 1944 sono scarse. Grazie al paziente lavoro di Andrea Andrico, ricercatore ANPI e AICVAS e presidente della Sezione ANPI di Borgo San Giacomo, abbiamo tuttavia alcuni elementi: Vincenzo Battista nacque da Francesco e Pierina Cattaneo a Ovanengo, frazione di Orzinuovi (BS), il 10 luglio 1924. Sappiamo che aveva conseguito la quinta elementare e di professione era meccanico.

Nell’agosto 1943 (in base al Decreto Legge circ. 446 del g. m. 1943, chiamata straordinaria alle armi di giovanissimi delle classi 1923/24/25), Ferrari fu chiamato alle armi, ma, come migliaia di altri giovani italiani, non si presentò alla chiamata. Il 21 agosto venne così arrestato dai Carabinieri di Orzinuovi (BS) e rinchiuso nelle Carceri Giudiziarie di Chiari (BS), con l’accusa del reato di diserzione.
Denunciato dal Tribunale Militare di Milano, nel novembre 1943 venne condannato e poi “assolto”, con la prescrizione di presentarsi al Reggimento di Fanteria di stanza a Milano.
Il 30 novembre 1943, Ferrari si presentò al reparto designato, ma qualche giorno dopo, insieme a molti altri militari, lasciò la caserma e, per non essere arrestato dai repubblichini di Salò, si rifugiò in una località non conosciuta.

Come finì in Piemonte?

Secondo l’ipotesi formulata da Andrea Andrico, è possibile che nei primi giorni del dicembre 1943 Ferrari sia stato arrestato dai tedeschi e inviato nella provincia di Cuneo per essere impiegato nell’organizzazione tedesca Todt, in lavori di costruzione di linee di difesa, al confine Italo/Francese. Nel gennaio del 1944, in questa zona della Val Varaita, i partigiani avevano fatto un’azione militare contro la Todt e durante l’assalto al comando erano stati uccisi il direttore dell’organizzazione tedesca e il suo vice. È probabile che durante questi scontri armati, “soldati sbandati ” e forse anche Ferrari, siano riusciti fuggire ai tedeschi e, aiutati dai partigiani della zona, si siano rifugiati in montagna.

Quello che è certo è che dal 18 gennaio 1944, Vincenzo Battista Ferrari milita attivamente con i partigiani della 15a Brigata Garibaldi “Saluzzo”, con il nome di battaglia, “Gianni”, prendendo parte a vari combattimenti e azioni partigiane, nella zona della Valle Maira e Val Varaita (CN). Successivamente, questa Brigata prenderà il nome di 181a Brigata Garibaldi “Mario Morbiducci”.

Una protagonista della lotta partigiana in Val Varaita, la staffetta partigiana Lidia Beccaria Rolfi, ricordava bene il partigiano “Gianni”. In una sua lunga testimonianza resa nel 1994, raccontò questo episodio:

“Mercoledì 12 aprile 1944, sfuggita ad un rastrellamento dei nazifascisti, nella zona di Casteldelfino, mi recai in un casolare che serviva come rifugio partigiano. La giornata successiva, verso le 8, quando era già buio, “Gianni” Ferrari, un partigiano giovane, lombardo, seguito poi di altri quattro partigiani, bussa alla mia porta, si ferma una mezz’oretta per avere notizie e rifocillarsi e riprende la marcia per raggiungere la Valle Maira”.

L’episodio è confermato da Aldo Allocco, partigiano della 15a Brigata “Saluzzo” , nel suo libro “Diario partigiano. Un partigiano racconta”, dove descrive il passaggio da questo rifugio con altri partigiani.

Nel giugno 1944, Ferrari partecipa ad un’azione partigiana in pianura, a ridosso della Val Varaita. La sua squadra assalta un magazzino della GRN di Saluzzo (CN). I partigiani puntano al magazzino dei repubblichini, dal quale vengono requisiti decine di sacchi di grano che verranno poi distribuiti alla popolazione della valle, nel paese di Venasca. Questo episodio è immortalato nella fotografia, scattata il 16 giugno 1944 a Venasca, che troviamo a pag. 95 del libro “Garibaldini in Val Varaita” (“Ferrari è il partigiano che si vede, col maglione a V, dietro al signore con la carriola” - foto Gedda/A.Boero).

Nei primi giorni del mese di dicembre 1944, Ferrari viene catturato durante un rastrellamento. L’azione viene eseguita dalle brigate nere comandate dal tenente Adriano Adani, “detto Pavan”, famigerato torturatore di partigiani (definito dal Comandante partigiano Giorgio Bocca “uno spietato e feroce ufficiale”), aiutate dal Battaglione della Bassano. Ferrari viene fatto prigioniero nelle vicinanze di Brossasco (CN). Quel giorno, sempre in quella zona della Val Varaita, vengono arrestati altri due partigiani, Pietro Gallina (“Fatica”, 39 anni) e Cesare De Bartolis (“Cesare”, 23 anni). Tradotti nella vicina caserma di Venasca, vengono lungamente interrogati da “Pavan” e brutalmente percossi.

Il 12 dicembre, i partigiani della 15a Brigata Saluzzo, comandati da “Marino” (Mario Casavecchia), avvisati dalla staffetta “Lina” (Lidia Demarchi), organizzano un’azione di salvataggio per liberare gli arrestati. L’intervento purtroppo fallisce per una serie di drammatiche circostanze e anche perché le condizioni fisiche dei tre partigiani, in modo particolare di “Gianni”, sono disperate.

La staffetta partigiana Lidia Demarchi racconta di essere riuscita, in quell’occasione, ad avvicinare il partigiano “Gianni”: “Quel giorno, in un momento di poca sorveglianza, mi avvicinai a G. Battista Ferrari. Egli aveva il volto tumefatto per le botte subite ed era riconoscibile solo dalla voce. Cercai in tutte le maniere possibili, di convincerlo a fuggire. “Gianni” rifiutò, sicuro che le atroci violenze subite, fossero già sufficienti per essere liberato”.
Purtroppo non fu così.

Il 15 dicembre 1944, come sopra riportato, Ferrari viene fucilato a Casteldelfino insieme ad altri 3 partigiani: Pietro Gallina, Cesare De Bartolis e Nicolai Rudaiev. Tutti vegono sepolti in una fossa comune nel piccolo cimitero del paese.

Subito dopo il 25 aprile 1945, i comandanti della 181a Brigata Garibaldi guidata da Mario Moschetti e della 2a Divisone Alpina G.L. - Brigata Val Varaita (guidata da Giorgio Bocca) ordinarono al Comune di Casteldelfino
di riesumare le salme, di ricomporre degnamente i cadaveri e di avviare
le procedure per poi portarli ai rispettivi paesi di residenza.

Nell’immediato dopoguerra verrà stampato un manifesto commemorativo a cura della 181a Brigata Garibaldi “Mario Morbiducci” e diffuso in tutta la vallata:

Il manifesto commemorativo a cura della 181a Brigata Garibaldi “Mario Morbiducci”

Lidia Demarchi, la staffetta che aveva conosciuto Ferrari, a fine dicembre 1944 partì in treno per Brescia, recandosi personalmente dai famigliari di “Gianni”, portando la tragica notizia. Nel settembre 1945, aiuterà la
famiglia nel riconoscimento e nel recupero della salma.

Il 1° settembre 1945, il Comune di Orzinuovi (BS), dopo il benestare del Comune di Casteldelfino, darà l’autorizzazione alla tumulazione temporanea della salma del partigiano “Gianni”, che da Casteldelfino, sarà traslato e sepolto nel piccolo cimitero della frazione di Ovanengo, suo paese natio.

Al suo funerale, svoltosi il 2 settembre 1945, parteciperanno, oltre alle autorità comunali e bresciane, anche molti partigiani delle provincie di Cuneo e Brescia.

Sulla sua tomba, nel cimitero di Ovanengo, si legge:

SOTTUFFICIALE FERRARI BATTISTA
N. 10–7- 1924
D. 15–12 -1944

Il comunicato dell’ANPI provinciale di Brescia pubblicato giovedì 17 ottobre 2019:

Sabato 19 ottobre 2019, alle 10,30, a Casteldelfino (Cuneo), verrà posata una lapide in ricordo dei quattro partigiani fucilati il 15 dicembre 1944 in questo piccolo Comune dell’alta Valle Varaita.

Uno dei quattro partigiani fucilati era Vincenzo Battista Ferrari (“Gianni”), 19 anni, che fu barbaramente torturato la sera prima di essere fucilato dai fascisti della Monterosa.

La storia del partigiano “Gianni” è stata ricostruita nel corso degli ultimi tre anni da Andrea Andrico, ricercatore ANPI e AICVAS e presidente della Sezione ANPI di Borgo San Giacomo, per ricordare questo ragazzo partigiano del quale la storia aveva perso le tracce. A coronamento di questo paziente lavoro di ricerca, grazie anche alla collaborazione delle compagne e dei compagni dell’ANPI di Verzuolo/Val Varaita (CN), il Sindaco di Casteldelfino ha deciso di collocare la lapide dedicata ai quattro partigiani sulla facciata del Municipio.

Sabato 19 ottobre Andrea Andrico si recherà a Casteldelfino per la cerimonia di inaugurazione della lapide, accompagnando il fratello e la sorella ottantenni di Vincenzo Battista Ferrari, residenti a Orzinuovi.

Non sarà purtroppo presente alcuna rappresentanza dell’amministrazione comunale di Orzinuovi, nonostante l’invito rivolto dal Comune di Casteldelfino al sindaco Gianpietro Maffoni.

Saranno presenti alla cerimonia rappresentanze dei Comitati provinciali dell’ANPI di Brescia, di Cuneo e di Torino.

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